I ricercatori dell’Università Purdue, in Indiana, hanno testato una particolare lega di indio e gallio, immersa in etanolo, con cui produrre conduttori pieghevoli da applicare a tessuti e altri materiali. I risultati, pubblicati sulla rivista Advanced Materials, potranno portare in futuro alla realizzazione di robot e macchine elastiche, in grado di adattare la loro forma all’ambiente.

Robot e macchine “elastiche”, in grado di adattare la loro forma all’ambiente: in futuro potranno esistere, grazie alla stampa. Il pensiero corre naturalmente alla tecnologia 3D, su cui oggi si investe in modo massicci, sia per creare dispositivi o servizi rivolti al mondo consumer, sia soprattutto in ambito industriale. I ricercatori dell’Università Purdue, in Indiana, hanno ora trovato un metodo per stampare circuiti elettronici elastici, che potranno rappresentare il cuore dei prossimi robot “morbidi” e pieghevoli.

Ma, a differenza di quanto ci si potrebbe aspettare, non è stato impiegato nessun dispositivo 3D: semplicemente, il team di West Lafayette ha utilizzato una cartuccia caricata con una speciale lega metallica liquida, costituita da sedimenti in nanoparticelle di indio e gallio immersi in etanolo. Con questo procedimento gli scienziati sono riusciti ad apporre conduttori flessibili ed elastici su molti altri materiali, compresi i tessuti.

Questi circuiti possono essere così “stropicciati”, compressi e tormentati senza problemi, senza arrivare alla rottura dei componenti. Una volta stampata, la lega metallica presenta però sulla sua superficie una sorta di “pelle” che non permette la conduzione elettrica. Ma questo tessuto protettivo può essere rimosso facilmente esercitando una leggera pressione, in modo da attivare soltanto quelle sezioni che devono realmente trasmettere il segnale e isolare così il resto.

Dove sarà adottata questa innovazione sicuramente sorprendente? Le possibilità di applicazioni reali devono ancora essere indagate: ora i ricercatori, che hanno pubblicato i risultati dello studio sul numero di aprile della rivista Advanced Materials, dovranno condurre ulteriori test per verificare le effettive, possibili implementazioni della loro scoperta.

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